Foggia | ultimo atto: interrogatorio serrato a Biagini e laccetti
Alla luce del primo interrogatorio avvenuto, le posizioni dei due maggiori indagati sembrano aggravarsi. Salda rimane la posizione dell'accusa mossa dall'imprenditore Zamarano, il quale ritiene di aver versato una somma pari a 80 mila euro
di Valentina Pietrocola
Sono ore calde e intense quelle che Fernando Biagini e Massimo Laccetti hanno passato al Commissariato. L’accusa è pesante, trattasi di concussione e tentata concussione, il triangolo che si sospetta esser creato è quello che vede il consigliere comunale Massimo Laccetti fare da intermediario tra gli imprenditori e il Biagini stesso, il quale avrebbe usufruito, in maniera illecita, della sua posizione di dirigente dell’ufficio Suap del Comune di Foggia.
Oltre a questi nomi spunta anche il nome dell’imprenditore Adriano Bruno, coautore dell’illecito. L’indagine partirebbe dalle dichiarazioni dell’imprenditore foggiano Raffaele Zamarano che dichiara di aver versato in 3 rate al collega Adriano Bruno una somma pari a 80.000 euro per la stipula del contratto relativo ai locali recentemente costruiti di Piazza Padre Pio convertiti in uffici giudiziari. L’imprenditore stremato dalle pressanti rate avrebbe dichiarato infatti che Fernando Biagini sarebbe uno delle persone più pericolose di Foggia. Di contro però durante l’interrogatorio il Bigiani, difeso dall’avvocato Giulio Adolfo Treggiari, ha però confermato al gip Massimo Ferrucci di non aver mai preso soldi da nessuno e di non esser assolutamente colpevole dell’accusa che gli è stata mossa contro.
Atteggiamento del tutto diverso quello del consigliere comunale che dichiarandosi sotto stato di choc ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande rivoltegli dal gip. Per ora è stato disposto il blocco dei beni ad entrambi: al dirigente è stata sottratta la macchina personale, una Audi A6 ed è stato bloccato un libretto bancario contente la somma di 31mila euro. Al consigliere Laccetti requisiti invece 4500 euro in contanti presenti all’interno della sua abitazione al momento dell’arresto.
Intanto continuano le indagini e anche in mattinata sono stati ascoltati altri imprenditori, tra cui anche Bruno, il quale sostiene di aver fatto solo un favore a Raffaele Zamarano intercedendo per lui e sollevando la questione a Biagini che nel 2013 aveva avuto perplessità sull’operato svolto dall’imprenditore Zamarano per il fitto dell’immobile di Piazza Padre Pio.
Sabato 5 aprile 2014